martedì 27 novembre 2012

Romeo e Giulietta


Romeo e Giulietta, Frank Dicksee


L'opera in questione risente fortemente dell'influenza romantica, tanto da richiamare immediatamente alla memoria capolavori come il bacio di Hayez. Dicksee, che non faceva propriamente parte della confraternita preraffaellita, ma ne condivideva tratti stilistici e tematiche, raffigura qui una delle coppie più famose della storia nel momento del climax del loro rapporto: si tratta infatti del saluto che i due amanti si scambiano dopo la loro unica notte insieme e prima della partenza di Romeo per Mantova, che prelude al tragico finale.

L'amore dei due giovani è raffigurato in toni realistici ma che al tempo stesso contengono una sfumata cifra di incanto, il segno dell'idillio della loro passione e della loro innocenza, evocate anche cromaticamente dal colore d'abiti della coppia. Le piante in primo piano vogliono probabilmente sottolineare la naturalezza con cui gli amanti si sono reciprocamente concessi, e il rampicante che si innalza verso l'alto evoca la tensione dell'eros verso una dimensione trascendente, in cui amor sacro e profano si fondono in una cosa sola. Nella sua magnificenza, il palazzo retrostante non incombe nè accoglie, ma si rivela in una dimensione sospesa che non è nessuna delle due cose ma allo stesso tempo rivela entrambe, mentre la città di Verona, che si lascia appena intravedere, è ancora solo un pallido e indegno sfondo che proprio e soltanto la passione dei due potrà redimere.

La sensualità calorosa e travolgente della scena, abbracciata da un arco che sembra ricapitolare in sè l'intera vicenda, vuole esprimere idealmente il vero senso della celeberrima opera shakespeariana: superare, trasfigurandoli, gli ostacoli che il dovere per il dovere, l' ottusità, la meschinità vorrebbero imporci, e rendere la vita una celebrazione d'amore.

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